Personaggi storici nati o vissuti in provincia di Vercelli:
Personaggi storici che sono transitati o hanno sostato per qualche giorno nella zona di Vercelli:
Giovanni Antonio Bazzi, detto il Sodoma, ma soprannominato anche il Mattaccio, nacque a Vercelli intorno al 1477 da Giacomo Bazzi e da Angela de Pergamo.
Iniziò a studiare pittura presso la bottega di Martino de Spanzotis, artista originario di Casale Monferrato, ma che risiedeva ormai da tempo a Vercelli.
Dopo sette anni di apprendistato presso lo Spanzotis, il Sodoma si trasferì a Milano e successivamente a Siena, dove si stabilì definitivamente.
Giovan Antonio Bazzi è descritto dal Vasari come un uomo allegro ed originale, che amava ospitare nella propria dimora ogni genere di animale: scoiattoli,
tassi, scimmie, asini nani, cavalli piccoli dell'Elba, galline nane...
Inoltre, amava vestirsi pomposamente con ampie giacche di stoffa ricercata, tessute con fili d'oro e d'argento; indossava cappelli riccamente decorati e portava, con disinvoltura, collane o altri vistosi accessori.
Fu soprannominato il Sodoma, probabilmente, per via della condotta di vita poco morigerata che conduceva, ma riguardo al perché di questo appellativo è opportuno ricordare anche un buffo aneddoto.
Un anno, il Bazzi portò un suo cavallo a gareggiare al palio di San Barnaba a Firenze.
Il cavallo vinse. Un gruppo di ragazzini si rivolse al pittore per domandargli quale fosse il nome del cavallo vincitore, perché come consuetudine, avrebbero dovuto correre a gridarlo per tutte le vie della città. Il Bazzi, avendo uno spiccato senso dell'umorismo,
gli disse che il cavallo si chiamava "Sodoma". Così, i ragazzini iniziarono a correre per tutte le vie di Firenze gridando: "SODOMA, SODOMA, SODOMA!".
Secondo il Bazzi, quello avrebbe dovuto essere un modo spiritoso per prendere in giro i fiorentini. Per poco non lo lapidarono!
L'altro soprannome, il Mattaccio, gli venne attribuito tra il 1505 ed il 1506, quando lavorava presso il monastero di Monte Oliveto di Chiusuri.
Con la scusa di poter dipingere in tutta tranquillità, chiese di non essere disturbato fino a lavoro terminato; si chiuse in una stanza ed iniziò a lavorare.
I monaci lo assecondarono, ma alla fine, quando videro le pareti affrescate con tutte donne nude danzanti, andarono su tutte le furie.
Il Mattaccio, essendosi divertito non poco, li rassicurò e si mise subito all'opera per disegnare dei vestiti sui corpi delle donne dell'affresco.
Il lavoro finale ai monaci piacque, ma valse al Bazzi il nuovo soprannome di "Mattaccio".